Lettera a Papa Francesco in occasione della sua visita in Sardegna del 22 settembre
Caro Papa Francesco, perdona il tono confidenziale di questa nostra lettera, ma tu stesso ci hai incoraggiato a gesti ed espressioni di bontà e tenerezza. Grazie innanzitutto per aver scelto la nostra città di Cagliari e la Sardegna per venerare e pregare la Madonna di Bonaria e per incontrarci nel tuo pellegrinaggio pastorale.
Troverai una Sardegna piegata dal dramma della disoccupazione e della povertà, ma non una Sardegna sconfitta perché cosciente che gran parte delle sue attuali disgrazie sono dovute al fallimento del vecchio modello di sviluppo con i suoi poli petroliferi e di chimica di base impattanti sui territori al limite del disastro ambientale ed ora anch'essi in crisi, modello di sviluppo che vorremmo non fosse riproposto sotto altre vesti, magari dipinto di verde come il progetto della Chimica verde che prevede la coltivazione di cardi in almeno 30 mila ettari di terra per produrre energia da biomasse che verrà venduta altrove mentre in Sardegna, già sufficiente energeticamente, resteranno le scorie ed il rischio di importazione di rifiuti da incenerire da tutto il mondo.
O uno sviluppo propagandato come nuovo, basato su progetti ed esperimenti costosissimi e superati tecnologicamente come quello della lavorazione del carbone importato da altre nazioni da cui dissociare il CO2 che verrebbe pompato a forte pressioni nelle miniere dismesse del Sulcis con possibili fughe ed esplosioni sotterranee.
La Sardegna sembra diventata terra di nessuno in cui costruire e cementificare in disprezzo dei piani paesaggistici, sperimentare trivellazioni di ogni sorta alla ricerca di fonti energetiche, piani faraonici di vere e proprie palizzate di pale eoliche in territori di pregio ambientale e perfino tentativi di costruzione delle stesse in mare davanti alle nostre bellissime coste.
Per questo, conoscendo la tua sensibilità verso l'ambiente ed il creato come dono di Dio da preservare e rispettare, ti chiediamo di aiutarci a liberarci da quanti nella nostra amata isola vogliono continuare ad inquinare e distruggere il nostro territorio, producendo disastri ambientali e provocando malattie e morti da tumori per cui la nostra isola è ai primi posti nelle statistiche europee soprattutto per i tumori alle vie respiratorie e allo stomaco con indici altissimi per quanto riguarda le neoplasie infantili.
La nostra isola è da tempo oggetto di incursioni e devastazioni di chi con la promessa di posti di lavoro e benessere impone con la complicità delle autorità locali modelli di sviluppo incompatibili con la vocazione dei nostri territori ormai da anni sotto il giogo delle servitù militari con i poligoni di morte dove si sperimentano ogni sorta di ordigni di guerra e si uccide con l'uranio impoverito i soldati in servizio e gli ignari pastori delle popolazioni dei paesi vicini ai poligoni.
La Sardegna importa fumi di acciaieria da cui si ricava pochissimo argento ed altri minerali mentre il vero utile consiste nell'importare e lavorare rifiuti industriali pericolosi e talvolta radioattivi da tutto il mondo.
Noi sardi vogliamo uno sviluppo ecosostenibile della nostra isola rispettoso dell'ambiente basato sull'agroindustria, sull'agroalimentare, sulla pastorizia, sull'acquacultura e la pesca, sui parchi naturali e geominerari, sull'archeologia, sulla ricerca e innovazione e sull'artigianato armonizzato con un turismo moderno delle nostre coste e dei territori dell'interno dell'isola, capace di conservare ed esaltare tutti i valori identitari del nostro popolo a partire dal patrimonio culturale inestimabile della nostra storia e della nostra lingua sarda che vorremmo fosse reintrodotta non solo nei canti e nelle preghiere, ma nella stessa celebrazione della santa messa, come auspicato dai nostri Vescovi nel Concilio Plenario Sardo.
Conosciamo bene i dati drammatici della disoccupazione specialmente quella giovanile ed i dati della povertà diffusa derivanti in gran parte dalla perdita e dalla mancanza di lavoro, ma questa situazione non è ineluttabile perché da subito ci sarebbe lavoro per almeno altri 30 anni per migliaia di disoccupati se si aprissero i cantieri per le bonifiche dei territori inquinati, se si riconvertissero le fabbriche di alluminio puntando sul riciclo perché meno energivoro e non inquinante e se si sostenessero centinaia di piccole e medie imprese che attendono un segnale di ripresa e soprattutto di svolta nelle politiche di sviluppo in Sardegna.
Occorre liberarci dai gioghi che finora ci hanno oppresso. Noi sardi dobbiamo avere maggior coraggio nel saper vincere le sfide tra ambiente, occupazione e sviluppo e puntare in alto, sapendo di poter contare sull'intelligenza, sulla fierezza e generosità del nostro popolo che anche in occasione dei recenti drammatici incendi in vasti territori dell'isola ha dimostrato come la solidarietà può vincere sul disastro e sulla cattiveria umana, ricorrendo all'antica usanza tutta sarda de "sa paradura", attuata dai pastori, allevatori e contadini di tutta la Sardegna che hanno donato migliaia di quintali di fieno ai pastori di quei territori in difficoltà.
Per questo abbiamo tanto fiducia che la tua venuta a Cagliari e nella nostra bellissima isola, terra di santi e di papi, ci apra il cuore e le menti alla speranza che ancora una volta ci arriva dalla fede in Dio e nella protezione della Madonna di Bonaria patrona massima della Sardegna, isola meravigliosa che abbiamo avuto in prestito dai nostri antenati e che oggi vorremmo consegnare ai nostri figli e nipoti sempre più bella e incontaminata.
Benvenuto tra noi, caro Papa Francesco, pregheremo per Te che ci vorrai benedire con la bontà e tenerezza di Dio e della sua "mama, fiza e isposa" Maria.
Saludi e trigu.
Giacomo Meloni
Segretario Generale della CSS
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