L'unità possibile e gli imbroglioni
Certamente sono in tanti oggi a parlare di "unione" soprattutto tra singoli, associazioni e gruppi, in particolare di matrice indipendentista. Ma non tutti fanno ciò che serve per unire.
Faccio 3 esempi facili facili:
1. Maninchedda che dice di fondare il Partito dei Sardi, che concorrerà alle elezioni nella coalizione di centrosinistra, è credibile se a) è appena uscito dal più tradizionale partito dei sardi, il PSdAz, dove è restato nonostante sia stato sonoramente suonato dal padrone, Giacomo Sanna e b) con quella scelta di campo taglia fuori la gran parte di coloro che preferirebbero una terza soluzione rispetto al centrodestra e centrosinistra ?
2. La Murgia che si candida a presidente come espressione di una lista di Progress aperta a chi intende aderire, presentando la sua candidatura come un dato postulato e quindi indiscutibile, è credibile quando parla di aggregazione ?
3. Mauro Pili, che sembrerebbe proporsi di nuovo come candidato governatore a capo di una coalizione in cui esiste lui (Unidos) e i pochi altri ( PSdAz ?) che riuscirebbe a coinvolgere ?
Per chi in politica ha superato il livello minimo di alfabetizzazione è evidente che tutti questi esempi raccontano come discorsi di unione possono essere declinati in modo diverso ma sempre sostanzialmente in modo utilitaristico a fini neppure di gruppo ma esclusivamente personali.
Ma esiste un altro modo di costruire l'unità, oggi e nel concreto, in vista delle prossime elezioni regionali. Questo modo è fondato innanzitutto sull'analisi che l'Italia e i partiti italiani non sono in grado di risolvere i problemi della Sardegna, come hanno abbondantemente dimostrato. Ne consegue che l'unità va ricercata al di fuori di essi e per costruire una terza coalizione fondata su due parole chiave "autodeterminazione" e" innovazione". Su cosa intendiamo con queste parole, per non farla troppo lunga, rimando ai contenuti che potrete trovare nei vari interventi all'interno del blog di Casa Sardegna.
Ne consegue che, oggi, nel concreto, l'unità va ricercata – per quanto possibile – non tanto su un programma comune, che non è difficile da precisare, quanto sull'obbiettivo di presentare ai Sardi, a tutti i Sardi, una proposta alternativa all'attuale politica espressa dal sistema dei partiti italiani e delle loro filiali locali.
Esiste un elettorato che può essere conquistato da questa proposta, valutabile in oltre il 40% della popolazione, che innanzitutto ne ha le tasche piene degli imbroglioni e vuole mandarli a casa. Da oltre un anno stiamo lavorando per mettere insieme uomini di buona volontà, della più diversa origine culturale e storia politica, che antepongono gli interessi comuni e non chiedono niente per sé.
Stiamo crescendo in modo esponenziale, perché rispettiamo le identità di ciascuno, offriamo una prospettiva condivisa in cui ciascuno può esprimere la propria consistenza e scegliere i propri rappresentanti e scommettiamo sull'intelligenza del popolo sardo. Per dirla tutta, se i Gruppi e le Associazioni che sinora hanno concordato sul nostro progetto non cambieranno idea, siamo già in grado di presentare una Terza Coalizione, con liste diverse in tutti i collegi provinciali.
Il nostro principale problema è quello di comunicare la nostra proposta, i fatti che ancora accadranno ci aiuteranno a fare chiarezza e l'intelligenza dei nostri compagni di viaggio ci aiuterà a trovare le migliori soluzioni possibili anche nell'individuazione di un nome come candidato presidente che non sarà l'uomo della provvidenza, ma una persona capace, pulita e con un mandato di rappresentanza condiviso.
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